Che non esistesse solo Skype è sicuramente noto a chi, da tempo, offre o si è sforzato di proporre soluzioni online per la formazione aziendale, attraverso un applicativo comunque più familiare alle aziende stesse perché tra i più diffusi per le teleconferenze e nell’ambito business in generale.
Ed era noto anche a me che da oltre 10 anni offro lezioni di inglese e tedesco e assistenza linguistica a privati e aziende anche online, riuscendo spesso a convincere i più scettici sulle opportunità offerte da queste (relativamente) nuove modalità di interazione a scopo formativo. Il mio limite personale, tuttavia, è stato di non avere mai proposto e, di conseguenza, sperimentato lezioni di gruppo utilizzando questo software.
Lunedì 24 febbraio 2020, però, nella provincia di Lodi – dove io risiedo – tutto, o quasi, sembra fermarsi. Pur abitando fuori dalla prima zona rossa, un misto di panico alternato a momenti di speranza e sbigottimento è quanto si respira in zone sempre più estese della mia provincia. E oggi, a due settimane da quella data, la stessa aria si respira su tutto il territorio nazionale.
Sono tanti i settori afflitti, al di là dei ben più gravi effetti in termini puramente medico-sanitari. Quello della formazione è sicuramente uno dei più colpiti: lo sono soprattutto le scuole, impreparate – come tutti – ad affrontare una tale emergenza. Ecco che la formazione a distanza è diventata una necessità imprescindibile, proprio perché la formazione deve continuare ed è costretta ad adattarsi alla realtà che stiamo vivendo, per la quale, purtroppo, nessuno ci ha indicato una data di scadenza certa!
Come insegnante libero professionista, la mia necessità di non fermarmi è amplificata anche da ragioni puramente pratiche che potrei esprimere con chiarezza cartesiana. Non lavoro, quindi non fatturo. E so che, in questo momento unico e speriamo irripetibile, sono in tanti a capirmi.
La mia ‘fortuna’ personale è che la lezione online è per me tutt’altro che una novità ma il mio dovere di formarmi ulteriormente e con urgenza per far fronte a tutti gli aspetti professionali legati a questa emergenza mi ha portato a esplorare e scoprire nuove strade che forse rappresenteranno la normalità in un futuro più o meno lontano. In ogni caso la grande sfida per la scuola e per tutti noi formatori ha già sfondato con irruenza le nostre porte e continua a farlo da due settimane a questa parte.
… E così, seguendo webinar e confrontandomi con alcuni colleghi, sono andata alla ricerca spasmodica di nuove soluzioni da adottare per dare continuità al lavoro già iniziato con i corsi avviati – oltre che per i corsi da avviare nelle prossime settimane – scoprendo così validissime alternative a Skype, soprattutto per formazione a distanza indirizzate a più di uno studente.
Delle numerose sperimentate, vorrei riportare le due che sembrano rispondere meglio alle mie esigenze e che pare siano anche quelle più adottate dalle scuole in questo momento per correre ai ripari e tamponare questa emergenza. Sto parlando di Hangouts Meet di Google e Zoom.
Le funzionalità di base sono sostanzialmente le stesse ma ammetto subito di essere stata conquistata da Zoom per un paio di vantaggi riconosciuti a titolo tutto personale. Entrambe sono gratuite e alla portata di tutti, almeno a livello di funzionalità di base. Permettono inoltre l’interazione in modalità audio e video e di coinvolgere più partecipanti nella lezione o conferenza che sia – la piattaforma di Google sembra poter ospitare un limite di 10 partecipanti per ogni videochiamata, a fronte dei 100 di Zoom (!) vantaggio rilevante per una lezione anche se non ho mai lavorato con più di 30 studenti, né a scuola, né tantomeno in azienda!
Altra funzionalità importante supportata da entrambi gli applicativi è la possibilità di condivisione dello schermo ma, mentre con Google Meet può farlo solo un partecipante alla volta, Zoom consente di farlo a tutti i partecipanti contemporaneamente e di condividere non solo lo schermo ma anche una Whiteboard, utilizzabile a tutti gli effetti come una lavagna bianca con cui tutti i corsisti possono interagire attraverso la funzione ‘Annotate’.
Le Breakout Rooms rappresentano un’altra feature di Zoom, interessantissima per una lezione di lingua straniera e assente invece in Google Meet: questa opzione dà il vantaggio unico di potere suddividere i partecipanti e in qualche modo isolarli per permettere di lavorare a coppie o in mini-gruppi, proprio come in aula.
Anzi, il vantaggio del pair work virtuale è che i corsisti possono concentrarsi più facilmente perché il resto del gruppo è impegnato a lavorare in ‘stanze separate’.
E quel che mi ha convinta ancora di più è che l’insegnante può entrare nelle singole stanze per monitorare e assistere i vari gruppi o coppie. Per qualcuno potrebbe trattarsi di vantaggi irrilevanti. Io, invece, per come sono abituata a lavorare con i miei studenti, li vedo come un modo per rendere la lezione a distanza più efficace e sentirla più ‘reale’.
Per le lezioni one-to-one continuo invece a preferire il mio vecchio amato Skype e mi rendo disponibile, come ho sempre fatto, ad offrire una lezione di prova gratuita a chiunque fosse interessato ad esplorare un modo diverso, oggi necessario, di fare lezione. Nell’attesa di poter tornare a condividere un’aula con i miei studenti in tutta serenità.